venerdì 24 settembre 2010

L'invincibile gigante


di Raffaele Sari Bozzolo


Le icone di Alghero sono certamente i profili più monumentali e celebri: il campanile della cattedrale di S.Maria, la cupola policroma della chiesa di San Michele, gli imponenti bastioni della roccaforte, il massiccio promontorio di Capo Caccia, le grotte di Nettuno. Anche di notte alcuni di questi elementi sono distinguibili, evidenziati da fari che ne illuminano le inconfondibili sagome. Ma dal mare lampi di luce bianca, a frequenza regolare, da 150 anni testimoniano la solitaria e silenziosa presenza di un altro elemento assurto, per merito e costanza, a simbolo del nostro territorio: il faro di Capo Caccia, eretto proprio in cima allo strapiombo che segna l'estremità del golfo di Porto Conte e sovrasta l’ingresso delle Grotte di Nettuno.
Il faro, che ogni 20” ridona la sua bianca carezza alla stessa spiaggia dalla quale quale ci siamo soffermati ad ammirarlo, ha ispirato pittori e poeti e certamente ha affascinato e rapito innumerevoli sguardi, rimanendo un discreto compagno della storia di questa città e della quotidianità della sua gente, scandendone il tempo, come un cuore pulsante.
Il nostro patrimonio storico ed artistico non è fatto solo di vestigia medioevali o reperti nuragici, ma anche di edificazioni moderne, relativamente recenti, che nell’arco di questi ultimi più frenetici secoli hanno meritato un posto particolare tra i nostri affetti; ecco perché il faro di Capo Caccia deve essere orgogliosamente compreso tra i nostri tesori.
Si tratta di un grande edificio di tre piani intonacato in calce bianca e racchiuso dalla gabbia di Faraday che lo protegge dai fulmini conferendogli, a distanza, un particolare aspetto. La torre del faro è di circa 24 metri che, sommati, all'imponente altezza del promontorio, lo elevano a ben 186 metri sul livello del mare, facendone il faro più alto d'Italia.
Costruito nel 1864 ha prestato un servizio ininterrotto e prezioso, rappresentando una guida luminosa attraverso un secolo e mezzo di evoluzione tecnologica: dall’acetilene, ai vapori di petrolio, fino all’alimentazione elettrica (1861) Oggi monta un'ottica rotante, con lenti di Fresnel con 4 pannelli a 90° equidistanti tra loro di tipo O.R. 375/4 a luce bianca e lampi singoli, costruita dalla B.B.T. di Parigi nel 1951. La potente luce, prodotta da una lampada alogena da 1000 Watt, è visibile a 34 miglia di distanza e da tempo svolge anche la funzione di faro d’atterraggio per gli aerei che scendono verso l’aeroporto di Alghero.
La leggenda vorrebbe certamente che all’interno dell’imponente e solitario edificio a picco sulla scogliera di Capo Caccia si aggirasse un fantasma, ma la famiglia dell’attuale guardiano del faro non ha mai avuto sentore di coabitare con qualche altro misterioso e discreto inquilino. Il luogo è comunque d’una bellezza struggente, romantico, gotico o solare a seconda delle giornate e delle stagioni, una specie di avamposto umano sull’immensità del mare, un ermo colle leopardiano sull’infinito
Ecco dunque la sua luce tornare e ritornare, come tornano e ritornano le onde sul nostro lido, come ritornano le stagioni ed i ricordi, eccolo di nuovo lo sguardo dell’invincibile gigante che veglia su Alghero.

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